Tradotto dal cinese “kudzu” significa “eliminatore di intossicazione”: nome più che azzeccato, visto che pare che i suoi principi attivi conferiscano alla pianta una grande capacità disintossicante.
Si tratta della Pueraria lobata, una pianta appartenente alla famiglia delle leguminose, ricca di benefici per la salute.
Utilizzata da sempre nella cucina asiatica, questa pianta è diffusa in tutto l’estremo Oriente e oggi le sue proprietà vengono sfruttate anche nel mondo occidentale.
A scopo terapeutico vengono usate le radici, dalle quali si estrae un amido, da cui viene prodotta una specie di fecola bianca e idrosolubile, che viene usata come addensante in cucina.
È proprio questa sua capacità addensante, che ha reso popolare il Kudzu e lo rende un perfetto antiacido e gastroprotettore naturale per lo stomaco: il suo effetto tampone aiuta a prevenire e a trattare le irritazioni a carico dell’apparato digerente perché assorbe i succhi gastrici in eccesso e dona un immediato sollievo dal bruciore di stomaco, riducendo e cicatrizzando anche eventuali ulcere presenti.
Sempre grazie a questo suo effetto tampone, è in grado di attenuare anche l’infiammazione dell’intestino, donando regolarità nella sua attività (in caso di dissenteria permette di contenere la perdita di liquidi, aumentando la consistenza delle feci; mentre in caso di stitichezza, anche cronica, facilità l’evacuazione).
La sua azione forse più nota, quella disintossicante, promette di essere rapida ed è riferita soprattutto contro la dipendenza da tabacco: il suo meccanismo di azione prevederebbe un’attività diretta contro i recettori della nicotina.
Quando si smette di fumare l’assenza di nicotina lascia “liberi” i recettori preposti a riceverla. Assumendo il Kudzu, i suoi principi attivi si legherebbero a questi recettori, impedendo l’insorgere di crisi di astinenza e quindi dei conseguenti senso di agitazione e irritabilità.
In pratica andrebbe a compensare il piacere che si può provare assumendo sostanze che creano dipendenza.
Si possono trovare cerotti, spray, chewing gum e anche liquidi per sigarette elettroniche a base di Kudzu, che svolgerebbero questa funzione.
Un effetto simile si avrebbe anche nel caso di dipendenza da alcool.
Il condizionale è d’obbligo perché è un’indicazione tradizionale che non ha trovato conferma scientifica.
Ma se la disintossicazione da sostanze che creano dipendenza non ha trovato riscontro scientifico, vi sono numerosi effetti benefici attribuiti a questa pianta che la scienza conferma.
Fra questi per esempio si possono includere la riduzione della pressione arteriosa e una migliore circolazione.
Per questo può essere utile in caso di ipertensione e anche di emicrania.
A giocare un ruolo fondamentale in questo caso è il suo principio attivo puerarina, utile in caso di problemi di circolazione causati dall’adrenalina: si ipotizza che il Kudzu regoli la pressione agendo sui recettori dell’adrenalina, regolando anche il ritmo cardiaco, influenzando l’attività della renina nel sangue ed esercitando un’azione antiaggregante nei confronti delle piastrine.
Il suo elevato contenuto di isoflavoni poi lo rende un rimedio efficace contro i disagi e i disturbi legati alla premenopausa e alla menopausa (sudorazioni, nervosismo, insonnia).
La genisteina, per esempio, di cui il Kudzu è ricco, agisce sui recettori del tessuto osseo e interviene nei processi di riassorbimento del calcio a livello intestinale.
Gli isoflavoni hanno anche la capacità di incrementare l’attività di certi enzimi antiossidanti e agiscono anche come “spazzini” dei radicali liberi, evitando così che il colesterolo LDL (quello chiamato “cattivo”) si aggreghi e formi placche aterosclerotiche.
Il Kudzu esercita anche un’azione rilassante sui muscoli (nella medicina cinese viene utilizzato infatti anche contro i crampi muscolari e infiammazioni dell’apparato muscolo-scheletrico), antipiretica (la bevanda di Kudzu e prugne Umeboshi può essere un rimedio per alleviare i sintomi di un raffreddore e dell’influenza), antidolorifica e antiossidante.
Il Kudzu aiuta anche a recuperare energia dopo una convalescenza o al cambio di stagione, quando l’organismo fa fatica ad adattarsi ai cambi climatici.
Se assunto alle dosi raccomandate il Kudzu non ha effetti collaterali, a meno di fenomeni di ipersensibilità individuale.
Bisogna comunque prestare attenzione se si stanno assumendo farmaci per terapie ormonali, essendo ricco di estrogeni, per evitare interazioni ed effetti indesiderati.
Se ne sconsiglia l’uso anche in caso di patologie della tiroide, così come soggetti in terapia con antidepressivi e donne affette da tumori positivi ai recettori estrogenici.
Il modo più classico per assumerlo e utilizzarlo è facendolo sciogliere in acqua calda fino a che l’acqua non ritorna ad essere trasparente (in vendita si trova sotto forma di polvere o agglomerati che sembrano gessetti).
Indicativamente 10 grammi di Kudzu ogni 100 ml di acqua, ma dipende anche dalla consistenza desiderata.
Così sciolto diventa perfetto anche come addensante di zuppe, salse, sughi, gelati, marmellate, …