Quando si parla di detergenza, non si può non pensare al sapone, inteso come panetto lavante.
Il sapone è il risultato della reazione chimica chiamata appunto “saponificazione”, in cui una sostanza basica (la soda caustica o la lisciva) e un grasso (un olio, un burro, un grasso animale o vegetale), che chimicamente è un acido debole, si incontrano e reagiscono. Da questo incontro nasce da una parte il sale del grasso e dall’altra l’alcool (glicerolo o glicerina).
Si usa la soda caustica perché senza di essa non avverrebbe la reazione di saponificazione. Ma il prodotto finale non la contiene perché si è trasformata in qualcosa di diverso: la trasformazione innescata consente di partire con grassi e soda (liquida) e di finire con un prodotto che non ha nulla a che vedere con gli ingredienti che l’hanno generato.
La glicerina è un sottoprodotto della reazione chimica di saponificazione e resta nel prodotto finito conferendogli plasticità e morbidezza e rendendolo più delicato sulla pelle.
I metodi per fare saponi sono due: a freddo e a caldo. Il primo sfrutta il calore naturale prodotto dalla reazione chimica, mentre nel secondo si ricorre a una fonte di calore esterna per accelerare la reazione.
In entrambi i casi il calore, forzato o naturale, scioglie le sostanze grasse utilizzate insieme alla soda. Il calore migliore è sicuramente quello naturale perché non si rischia di rovinare i grassi scelti per la preparazione.
Una volta che i grassi si sono sciolti, il preparato potrà essere colato in stampi appositi e lasciato solidificare.
Se il sistema utilizzato è quello a caldo, il sapone può essere usato immediatamente; mentre se si sceglie il metodo a freddo, il sapone dovrà essere messo a stagionare, in modo che la soda si neutralizzi completamente con il tempo.
Ma la soda essendo basica non irrita la pelle?
Esiste un trucchetto per rendere il sapone più delicato sulla pelle: il cosiddetto “sconto della soda”, cioè usare meno soda (così non tutti i grassi verranno saponificati) e controllando il ph.
Oppure si aggiungono oli a saponificazione avvenuta. Gli oli in questo modo nutriranno la pelle e svolgeranno azione detergente per affinità (unto lava via unto).
Così si fa convergere la detersione per contrasto (tipica dei tensioattivi) con quella per affinità.
Il sapone è un detergente economico e anche biodegradabile.
È caratterizzato dalla produzione di schiuma e agisce abbassando la tensione superficiale dell’acqua e inglobando le sostanze grasse che sono sulla pelle.
Pulisce perfettamente la pelle, può essere trasportato durante i viaggi senza restrizioni e tiene poco posto.
Di difetti il sapone sembra non averne!
E invece…
A partire dal suo ph, che si aggira tra 8 e 10 (alcalino), e che si distanzia molto da quello della pelle, che è tra 4 e 6 (acido).
Un ph così alcalino rende il sapone un detergente aggressivo per la pelle perché non c’è distinzione tra il grasso da lavare via e quello che forma il film idrolipidico della pelle, che ha la funzione di proteggerla dall’esterno e di regolare gli scambi con l’interno.
Se viene compromesso da una detergenza troppo aggressiva, l’equilibrio della pelle viene compromesso, le sue funzioni protettive non si attivano, la pelle perde acqua e si disidrata, risulta più sensibile ai fattori ambientali, può diventare secca e ipersensibile, può essere soggetta a dermatiti, …
Per questo vengono creati detergenti diversi dal comune sapone, che sono più delicati perché hanno un ph più simile alla nostra pelle.
Una stessa saponetta può avere un ph più acido, quindi più simile a quello della pelle.
Sono saponi particolari perché non vengono prodotti tramite la classica reazione di saponificazione, ma con dei tensioattivi. In questo modo si può controllare il ph del prodotto finito.
Oltre a regolare il ph, un altro modo per rendere un sapone meno aggressivo e più idratante e delicato è quello di aggiungere oli (di Oliva, di Cocco, di Palma, di Mandorle dolci, …), glicerina o burri alla preparazione. Se questi vengono aggiunti dopo la saponificazione, non verranno intaccati e trasformati e renderanno il sapone più nutriente e rispettoso della pelle, nonostante il ph alcalino rimanga.
In particolare l’olio di Oliva è ricco di grassi cosiddetti “insaponificabili”, che passano indenni dal processo di saponificazione, finendo tal quali nel sapone finito.
Questo renderà quel sapone più delicato ed idratante e sarà una vera manna dal cielo per la nostra pelle.
Se poi siete abituate ad usare un sapone per detergere il viso, un altro modo per ripristinare il ph della pelle e gestire così l’aggressività di un sapone è quella di usare un tonico dopo, che serve per riportare la pelle ad un ph più acido e quindi più vicino al suo fisiologico.