Il Glutatione è un tripeptide naturale, cioè una sostanza composta da tre amminoacidi: glicina, cisteina e acido glutammico.
In particolare, rientra nella composizione di un gruppo di enzimi ad azione antiossidante, chiamati glutatione perossidasi, che hanno azione antiossidante all’interno delle cellule.
E’ la sua composizione chimica che conferisce al Glutatione un forte potere antiossidante, cioè ha la capacità di proteggere tutto ciò che è attaccabile dall’azione deleteria dei radicali liberi: cede il suo idrogeno (H+), che funge da accettore di un elettrone (e-) proveniente da molecole reattive all’ossigeno (i radicali liberi). A questo punto il Glutatione è ossidato e, per riacquistare la sua capacità antiossidante, deve tornare nella sua forma ridotta: questo avviene grazie ad un altro enzima, il NADPH.
Questa sua capacità di rigenerarsi fa considerare il Glutatione come il più potente antiossidante.
In un organismo in buono stato di salute il rapporto tra Glutatione ridotto e ossidato si mantiene pressoché costante e intorno a 9:1. Se questo rapporto varia e diminuisce la presenza di Glutatione ridotto significa che è in corso uno stress ossidativo.
Il Glutatione è presente in un organismo sano in forma ubiquitaria, ma è particolarmente concentrato a livello del fegato, dove svolge funzione protettiva nei confronti degli epatociti: neutralizza le tossine esogene o endogene (generate ad esempio dall’utilizzo di farmaci).
Se le tossine però sono troppo abbondanti, il Glutatione non riesce a rigenerarsi, in parte viene eliminato attraverso la bile (legato alle scorie metaboliche) e in parte subisce ulteriori processi di metabolizzazione.
Quindi un’eccessiva presenza di sostanze tossiche a livello epatico può depauperare i livelli di Glutatione e portare a danni al fegato.
Non a caso infatti viene somministrato prontamente endovena come antidoto diretto in un sospetto avvelenamento da paracetamolo.
Il fegato si occupa di filtrare le tossine presenti nel sangue. Lo fa attraverso due fasi successive (chiamate Fase I e Fase II di disintossicazione). Un fegato sano è in grado di eliminare la maggior parte delle tossine presenti nel corpo (circa il 99%). Ma quando queste sono presenti in maniera eccessiva, nella Fase I si generano molti radicali liberi, che esauriscono il Glutatione disponibile: per ogni tossina trasformata si genera un radicale libero su cui il Glutatione deve intervenire. Ma se il Glutatione si esaurisce viene bloccata la disintossicazione e non si può passare alla Fase II.
Le tossine che hanno cominciato la loro trasformazione nella Fase I sono ancora più aggressive e più tossiche di quelle da cui derivano e infatti se non vengono ossidate, cioè se non si legano al Glutatione, possono causare danni anche gravi al fegato stesso.
Oltre alla sua spiccata attività antiossidante, al Glutatione vengono attribuite anche altre proprietà: partecipa al processo di produzione e riparazione dei tessuti, alla sintesi delle proteine e altre molecole, al buon funzionamento del sistema immunitario, è un potente detossificante grazie alla sua azione chelante (si lega a sostanze dannose per l’organismo, quali i metalli pesanti, e le elimina), … Quindi non è utile solo per proteggere il fegato.
In generale è un potente scudo per la difesa della salute. In particolare in caso di assunzione prolungata e/o costante di farmaci, per aiutare il nostro sistema immunitario a funzionare al meglio, durante periodi in cui la stanchezza si fa sentire particolarmente per “ricaricare le pile” e in generale per proteggerci dallo stress ossidativo, che sia da attività fisica, dalla routine o dalle emozioni da cui siamo guidati e sovrastati, nel bene o nel male, ogni giorno.
Per questo per evitare un esaurimento delle scorte di Glutatione e aiutare un buon funzionamento non solo del fegato ma di tutto il nostro organismo, può essere utile integrare questa sostanza.
Esiste però un problema di assimilabilità del glutatione perché a causa delle sue proprietà chimico-fisiche viene degradato facilmente nel tratto gastro-intestinale. A meno che non sia assunto in forma di suo precursore, cioè come N-acetil-cisteina. Anche se non tutti gli studi scientifici sono concordi nel sostenere che possa ricostituire il Glutatione “consumato”.
Una forma biodisponibile di Glutatione è però quella liposomiale, altamente assimilabile perché molto piccola. Oppure la forma lipofila, creando derivati esterificati: gli esteri di Glutatione presentano infatti una minore sensibilità alla degradazione lungo il tratto intestinale.
Fonti:
– www.artoi.it/farmaci-naturali/nac-e-glutatione
– www.ncbi.nlm.nih.gov